La Spagna è passata dalla repubblica del 1931, attraverso la lunga oppressione della dittatura di Francisco Franco (finita nel 1975), all’attuale monarchia parlamentare e, forse proprio per questo ricordo ancora tanto vivo e sentito dai suoi cittadini, ha avuto un’accelerazione nelle politiche di affermazione e difesa dei diritti sociali. Tra questi la parità di genere, obiettivo n.5 dell’Agenda 2030, che trova largo consenso e soprattutto, concreta attuazione.
In politica la tendenza verso la parità rappresentativa ha ricevuto un forte impulso il 30 marzo 2021 con la nomina da parte di Pedro Sánchez di quattro vicepresidenti donne, in seguito alla rinuncia da parte di Pablo Iglesias al suo incarico come vicepresidente del governo per candidarsi come Presidente della Comunidad di Madrid (elezioni finite con la vittoria di Isabel Díaz Ayuso del Partido Popular e l’abbandono della politica da parte di Iglesias).
Spagna quarto Paese dell’UE per rappresentanza femminile
Ecco le nomine: Carmen Calvo (vicepresidenta primera), Ministra per la Presidenza, i Rapporti con il Parlamento e la Memoria democratica, Nadia Calviño (segunda), Ministra per gli Affari Economici e la Trasformazione Digitale, Yolanda Díaz (tercera), Ministra del Lavoro e dell’Economia Sociale, Teresa Ribera (cuarta), Ministra per la Transizione Ecologica e la Demografia. Ad esse si é aggiunta Ione Belarra (che ha assunto gli incarichi di Iglesias) in qualità di Ministra per i Diritti Sociali e per l’Agenda 2030. Il Presidente Sánchez con queste nomine ha attestato la Spagna come il sesto Paese al mondo con la maggiore rappresentanza femminile nel Governo nazionale, il quarto dell’Unione Europea ed il primo al mondo con quattro donne a rivestire il ruolo di vicepresidente. «Siamo orgogliosi -ha dichiarato Sánchez- che il nostro Paese possa essere una referenza internazionale in quanto a diritti, libertà e uguaglianza reale tra uomini e donne».
L’8 giugno, primo giorno di attività della Comunidad di Madrid dopo le elezioni del 4 maggio, ha segnato un’ulteriore conferma della prevalenza di donne al comando. In seguito ai risultati delle votazioni (65 seggi al PP, 13 a Vox di Rocío Monasterio, 24 a Más Madrid di Mónica García, l’esclusione della rappresentanza di Ciudadanos di Edmundo Bal per il mancato raggiungimento del 5%, la perdita di seggi del PSOE di Ángel Gabilondo -24- e di Unidas Podemos di Pablo Iglesias -10-), la Presidenta del PP, Isabel Díaz Ayuso ha dovuto prendere un’importante decisione al fine di assicurarsi quella maggioranza che consentisse di governare e che non era stata raggiunta coi soli voti del suo partito. Ha cosí stretto un accordo con Vox di Rocío Monasterio, per il quale il PP ha ceduto uno dei posti di rappresentanza nell’Assemblea di Madrid ed entrambi i partiti si sono impegnati a presentare entro 2 mesi una riforma dello Statuto dell’Autonomia per ridurre il numero dei deputati (ora 136).
Per l’approvazione di tale riforma saranno necessari 90 voti (corrispondenti a 2 terzi dell’Assemblea), ma – secondo quanto dichiarato da Rocío Monasterio- «contiamo su Más Madrid, che, sebbene di sinistra, ha sempre lamentato lo spreco relativo alle spese per tanti deputati». Vox vorrebbe realizzare un emiciclo di 69 seggi, mentre per il PP ne sarebbero necessari 101, anche se l’accordo tra i due partiti non prevede concordato un numero esatto.
La composizione dell’Assemblea di Madrid
Vediamo quindi la composizione dei vertici della XII legislatura dell’Assemblea di Madrid: Presidenta de la Asamblea de Madrid, María Eugenia Carballedo (PP); Jorge Rodrigo (PP) vicepresidente primero, Ignacio Arias (Vox) vicepresidente segundo, Esther Rodríguez (Más Madrid) vicepresidenta tercera, José María Arribas (PP) segretario primero, Diego Cruz (PSOE) segretario segundo, Francisco Galeote (PP) segretario tercero. In questo modo la destra (composta da PP e Vox) va a ricoprire cinque cariche delle sette totali.
Il 19 giugno, con 78 voti favorevoli (PP e Vox) e 58 contrari, Isabel Díaz Ayuso è stata eletta Presidenta de la Comunidad de Madrid, con una cerimonia ufficiale svoltasi nella Real Casa del Correo, sede del Governo Regionale. Coerente con la nuova linea, la Ayuso ha nominato 9 Consiglieri dell’Esecutivo (3 donne e 6 uomini), al posto dei 13 del precedente mandato.
Da segnalare ancora che tutti i leader dei partiti con maggiore rappresentanza nella Comunidad di Madrid sono donne: Isabel Díaz Ayuso (PP), Mónica García (Más Madrid), Rocío Monasterio (Vox), mentre nel ruolo di portavoci per i partiti minoritari, troviamo Hana Jalloul (PSOE) e Carolina Alonso (Unidas Podemos).
Il PSOE, a parità di numero di seggi ma per aver ottenuto un maggior numero di voti, ha ceduto il posto di prima forza dell’opposizione a Más Madrid, rappresentata da Mónica García.
Troviamo donne anche ai vertici nazionali: leader di Ciudadanos è Inés Arrimadas; Unidas Podemos, con l’85% dei voti, ha eletto Ione Belarra.
Il quadro cosí delineato vede avanzare una Spagna a leadership femminile a conferma dei progressi fatti verso il riconoscimento delle competenze e della parità di genere.
Roberta Sciacca