Isabel Díaz Ayuso stravince le elezioni regionali e si riconferma Presidenta de la Comunidad de Madrid. Dopo l’inaspettata coalizione tra PSOE e Ciudadanos, che nel mese di marzo ha rovesciato il sindaco di Murcia del PP, José Ballesta, e col rischio sfiorato che avvenisse anche nella Regione di Madrid, Isabel Ayuso ha giocato d’anticipo e convocato le elezioni, con una mossa rivelatasi assolutamente vincente, persino oltre ogni rosea previsione.
Il Partido Popular ha più che raddoppiato i suoi seggi, passando da 30 del 2019 a 65 (la maggioranza assoluta è 69), mentre Ciudadanos si è ritrovato fuori dal governo regionale, non avendo raggiunto la soglia minima di sbarramento del 5% (da 26 a 0).
E’ una vittoria significativa per diverse ragioni: non solo per il numero di seggi ottenuti dal PP, ma perché questo voto esprime la volontà degli abitanti della Regione di premiare le politiche di apertura mantenute dalla Ayuso durante la pandemia.
Analisi dei risultati
Esaminiamo la nuova conformazione: Partido Popular ottiene 65 seggi (+35 rispetto al 2019); Más Madrid 24 (+4); Partido Socialista 24 (-13); VOX 13 (+1); Unidas Podemos 10 (+3); Ciudadanos 0 (-26).
Ad una prima analisi la sconfitta del PSOE di Ángel Gabilondo si spiegherebbe con una campagna elettorale priva di incisività e probabilmente anche fondata sull’errata convinzione degli organi di partito di potersi riposare sugli allori della recente vittoria a Presidente della Catalogna da parte di Salvador Illa, ex ministro de la Sanidad nel governo Sanchez.
Altrettanto deludente il risultato di UP, se si considera che il suo leader, Pablo Iglesias, si è dimesso da vicepresidente del Governo per impegnarsi in prima persona e migliorare la rappresentanza del suo partito all’interno della Comunidad di Madrid. Il fallimento di queste elezioni lo ha portato ad annunciare immediatamente la sua decisione di lasciare la politica, anche se per il momento non è stato individuato un successore come leader di partito, mentre nel governo nazionale Iglesias confida nelle capacità della vicepresidente Yolanda Díaz.
L’unico rappresentante vincente della sinistra risulta Mónica García Gómez, di Más Madrid, che aggiunge 4 seggi ai 20 del 2019, e, che, anche se solo per alcune centinaia di migliaia di voti, supera il PSOE (a parità di seggi), portando così il suo partito ad essere la seconda forza politica ed il primo partito di opposizione all’assemblea di Madrid.
Poco da commentare all’apporto dato da Edmundo Bal (Cs), che ha pagato la difficile eredità dei contrasti interni all’assemblea regionale passatagli da Ignacio Aguado, oltre al fatto di non essere un volto noto della politica spagnola.
Il partito di estrema destra, VOX, nonostante un dibattito preelettorale dai toni accesi da parte della sua rappresentante Rocío Monasterio, ha dichiarato che appoggerà la Presidenta Ayuso, libera o meno di creare una coalizione con Vox (arrivando a 78 voti, contro i 58 dei restanti partiti), o di decidere di governare in solitaria.
Il trionfo delle donne
In generale, potremmo dire che le figure trionfanti di queste elezioni sono state le donne: Isabel Ayuso (PP), Rocío Monasterio (Vox) e Mónica García (Más Madrid), tutte preparate e sicure, pur se con posizioni politiche diverse.
Già dall’unico dibattito pre elettorale trasmesso in diretta dalla sede di TeleMadrid il 21 aprile scorso, appariva chiara la superiorità argomentativa della Ayuso, che ha difeso il suo operato nei due anni di mandato, nonostante fosse un ‘tutti contro una’.
I sei rappresentanti dei partiti principali si sono affrontati su temi precisi e con tempi rigidamente cadenzati: la pandemia, la sfida sociale, la sanità, la rimessa in moto di Madrid e l’incognita del post elezioni.
La differenza di spessore e di carattere si è vista fin dalle prime battute del dibattito, così come di contro la capacità di puntare l’attenzione degli elettori sulle questioni fondamentali del momento: salute e lavoro, l’eterno dilemma che attanaglia tutti i governi dall’inizio della pandemia.
Sembrerebbe quindi che la politica di Isabel Ayuso, che dall’inizio del Covid ha lottato per trovare il giusto bilanciamento tra aperture e chiusure delle attività, tentando di salvare la salute ed il diritto al lavoro, abbia dato i suoi frutti. Di fatto nella Comunidad di Madrid ad una prolungata apertura non è corrisposto un aumento di incidenza del virus. «Tratto i cittadini come adulti»- ha detto la Ayuso- » La gente non vuole sovvenzioni, ma lavorare». Ora si parla di ‘modello Madrid’ per il rilancio dell’economia e la gestione della pandemia.
Si delinea così un quadro nuovo che, secondo gli esperti, andrebbe letto come un segnale del cambiamento in atto non solo nella Comunidad, ma anche come indicatore della direzione che potrebbe prendere il Paese alle prossime elezioni politiche del 2023.
La Spagna ha problematiche distinte e lotte interiori che affondano le radici nella storia del paese ed è per questo che non si possono fare previsioni semplici, ma intanto anche la stampa estera legge in un’ottica nazionale il risultato di Madrid e parla di un cambio profondo nella politica spagnola che avrà ripercussioni nel panorama internazionale.
Roberta Sciacca